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Viaggio nell’Albania di oggi

Emozioni di viaggio nell’Albania contemporanea

di Andrea Foschi

Berat – cortile di una scuola elementare

Dall’oblò vedo le luci a terra diradarsi e in qualche modo affievolirsi. E’ un segno che stiamo sorvolando il Nord dell’Albania? Non ne sono certo, ma dopo dieci minuti il comandante ci avvisa che stiamo scendendo verso Tirana. Un rapido sguardo al  passaporto e poi “benvenuto” mi dice con voce convinta la poliziotta di frontiera.

Jari, amico albanese, mi accompagna verso la sua focus che mi porterà a zonzo per il paese. Subito però una sosta gastronomica prima della partenza per Scutari. A pochi chilometri dall’aeroporto degusto un ottimo pollo arrosto allevato dietro le cucine del ristorante Dardania. Tutto a km molto più che “0″,  con  verdura e frutta dal sapore autentico, quelle che mangiavamo da bambini. Il conto poi è la cosiddetta ciliegina sulla torta. I prezzi in Albania sono circa 1/3 di quelli italiani, benzina, e qualche bene di lusso, a parte.

Attraversiamo inaspettati banchi di nebbia sull’autostrada che porta verso il nord del Paese. Da non credere ogni km c’è una stazione di servizio, si è passati dalle file interminabili davanti ai benzinai, durante il duro regime comunista, all’offerta a dir poco eccessiva di oggi.  Improvvisamente  l’autostrada finisce con una curva a 90 a gradi e ci troviamo con le ruote fuori dall’asfalto; un cartello di preavviso? troppo difficile?

Scutari è una città accogliente sulle rive dell’omonimo lago diviso tra Albania e Montenegro. Mi incammino verso il centro di origine veneziana.  Imbattersi in una imponente moschea in piena Europa mi appare ancora un fatto inusuale. A piedi tra le vie abbellite da edifici appena restaurati incontro l’Albania degli artigiani: il piccolo fruttivendolo, il falegname, il meccanico di bici, la giovane sarta che disegna vestiti alla moda. Mi appare tutto davvero naturale: lavorare e vivere grazie all’uso sapiente delle proprie mani.

In questa città del nord mi segnalano una vera e propria chicca che non perdo: la Fototeka Marubi (si trova in rruga Muhamete Gjollesva). Una mostra permanente di fotografie dall’alto valore etnografico e artistico, scattate in oltre un secolo, dalla famiglia Marubi. Pietro Marubi, piacentino, scappo nel 1856 dall’Italia per ragioni politiche (era un garibaldino) e si trasferì in Albania, dove divenne il più famoso fotografo ritrattista del Paese. Oggi dalle lastre ottocentesco ai negativi degli anni 60 la fototeca conserva un archivio di oltre 100.000 immagini. Quelle esposte, circa un’ottantina,  tutte straordinarie, rendono comunque l’idea dell’Albania, tra ottocento e novecento, e delle sue genti.

Mi segnalano un luogo speciale fuori dalla città. Attraverso il ponte di ferro sul fiume Buna su cui domina la rocca e il castello di Rozafa e mi dirigo verso il Ponte di Mezzo. Un’opera straordinaria costruita dagli ottomani che mi ricorda il ponte di Mostar in Bosnia, celebre purtroppo per le vicende di distruzione e ricostruzione a seguito della guerra nell’ex Juogoslavia. Prima di lasciare questa città del nord, con l’amico Jari incontriamo Mirko. Un ragazzo toscano che ha scelto di lavorare nella cooperazione internazionale. E’  il coordinatore progetti di Celim in Albania, una Ong italiana che da anni realizza importanti progetti per garantire un futuro a molte famiglie e a diverse comunità albanesi attraverso il sostegno e l’avvio di attività produttive in ambito agricolo (valorizzazione dei prodotti locali e accesso al mercato), la formazione professionale e la tutela dell’ambiente (riforestazione, energia rinnovabile). La caduta del regime di Enver Hoxha, una vera e propria liberazione da una della dittature più bieche e repressive della storia dell’umanità, non è stata indolore e solo negli dieci anni il paese sta progressivamente rinascendo.

La crisi alimentare dei primi anni ‘90 fortunatamente non c’è più, ma molto resta da fare: contrastare lo logica delle sviluppo legata solo al settore edile e alle sue speculazioni, tutelare il patrimonio forestale e ambientale, sviluppare un turismo sostenibile, promuovere la produzione artigianale e rilanciare l’agricoltura in una logica di valorizzazione dei prodotti tipici, bio e di qualità. Tutto ciò accompagnato da un necessario rafforzamento della democrazia e dalla crescita della lotta alla corruzione e all’illegalità.

L’Albania, tra mille difficoltà ha però un grosso pregio,  è un modello di dialogo interreligiosoche ho potuto constatare di persona. A Scutari, così come in altre città albanesi, a poche decine di metri di distanza incontri la moschea, la chiesa cattolica e quella ortodossa senza percepire alcuna sensazione di tensione. Di contro però, mi dicono, i praticanti e i credenti in generale non sono molti.

Dopo una colazione dove è immancabile una simil feta, formaggio fresco di latte vaccino, è tempo di dirigersi verso Durazzo, il principale porto commerciale del paese, città da dove partirono le prime navi di migranti verso l’Italia. Incastonato tra moderni edifici a pochi metri dal corso principale mi appare l’anfiteatro romano, la più grande struttura di questo genere nei Balcani. Dopo una rapida visita, attraverso il Boulevard Epidamn e arrivo nella piazza principale della città. Qui fervono i lavori di pavimentazione e un rendering ottimistico mi fa vedere cosa sarà a breve di questo luogo che ospita la moschea e il teatro più importante della città.

Le spiagge di Durazzo sono considerate il mare di Tirana: ai turisti d’estate si aggiungono infatti gli abitanti della capitale e i kossovari, che raggiungono queste coste per qualche scampolo di vacanza.

Siamo in coda, io e il buon Jari, dopo un rapido caffè fuori città, in un deserto centro commerciale stile extra lusso, stiamo per entrare a Tirana. Mentre cerchiamo l’albergo lungo le strade mi colpiscono le scarse affissioni pubblicitarie. Non so se interpretare il fatto come un buon o cattivo segno. Tirana è una città disordinata, dove si è costruito senza criterio che cela però angoli molto piacevoli. Il quartiere Block ad esempio. Un tempo inaccessibile, ospitava le residenze e dei burocrati e politici del regime tra le quali la villa del dittatore Hoxha (assai più modesta al dire il vero rispetto alla sfarzosa residenza di Ceausescu a Bucarest) .

La sera l’atmosfera è quella di una città europea con frotte di ragazzi vestiti alla moda che si spostano da un locale all’altro. A piedi dall’albergo mi dirigo verso piazza Skanderbeg, il cuore della città. Un luogo che racchiude alcuni simboli del Paese: il celebre mosaico dedicato alla storia del paese di epoca comunista, edifici del periodo fascista dall’altro alto della piazza e la moschea con la celebre torre dell’orologio di epoca ottomana. Il Museo Storico Nazionale ospita, al mio passaggio, una convention sul lavoro giovanile, ma è pieno di stand di scuole che offrono improbabili corsi di formazione. Anche qui come dai noi i giovani non sanno dove sbattere la testa! A pranzo Jari vuole farmi vedere la città dall’alto. In cima ad un grattacielo c’è lo Sky Club, un bar ristorante girevole. Un po’ retro. ma con il suo fascino. Il sindaco Rama (oggi capo del governo), con un passato di artista, ha deciso di usare la vernice colorata per abbellire alcuni grigi palazzi della città. Dall’alto l’effetto c’è, mi pare un’ottima idea.

Passo troppo poco tempo a Tirana, ci dovrò tornare per visitare gallerie d’arte, musei  e mercati tipici che non mancano.

Sto per concludere il mio tour super rapido nel Paese delle aquile e non posso perdermi una giornata a Berat patrimonio mondiale Unesco. A 2 ore di macchina dalla capitale verso il centro sud  dell’Albania  attraversando un’area rurale costellata dagli immancabili bunker fatti costruire da Hoxha sorge ai lati di un fiume un gioiello dell’architettura ottomana albanese. Moschee, chiese ortodosse e cristiane, viuzze  lastricata i pietra bianca, piccoli musei (da non perdere quello etnografico) edifici rurali in pietra e legno. Questa città, di origine illira, è straordinariamente ben conservata e protetta grazie anche al riconoscimento dell’Unesco.

Dopo una camminata abbastanza impegnativa tra i vicoli della città, decido per una rapida sosta in un caffè assai modesto lungo il fiume Osum. Qui due americani e un inglese (non è l’incipit di una barzelletta) carichi oltre ogni limite di rakia (la deliziosa grappa locale) mi raccontano della loro nuova attività imprenditoriale: hanno deciso di aprire un piccolo ostello nel centro storico. L’inglese di Newcastle, sbiascicando, mi dice  che qui ha trovato molte persone con cui dialogare e fare amicizia: una certa umanità che in Inghilterra non trovava più.

Dopo una colazione ottima (marmellate di fichi fatte in casa e gustosi melograni) all’albergo Osumi, è tempo di ripartire direzione aeroporto di internazionale di Tirana. Addio (per il momento) Albania. Paese per molti ancora misterioso, ricco di stimoli, perfetto per un’esperienza di viaggio inconsueta, sorprendente e anche assolutamente a buon mercato.

Info:

Volo: da Tirana vengono servite 8 città italiane, Milano Malpensa, Bergamo Orio al Serio, Venezia, Verona, Bologna, Genova, Pisa, Roma Fiumicino e Ancona con www.blu-express.com e www.blue-panorama.com; info  tramite call center chiamando dall’Italia lo +39 06 98956666 o con il numero dedicato al mercato albanese +355 44 500130, o presso le migliori agenzie di viaggi.

Attualità: www.albanianews.it

GuidaTirana e Albania di Benko Jata e Francesco Vietti – Morellini editore, 180 pagine,  euro 12,90

Solidarietà: www.celim.it

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Nel Blu delle Virgin islands

Le British Virgin Islands sono una destinazione unica: adatta  sia per i sub più esperti in cerca di emozioni nuove che per i principianti. Isole  ideali per un Natale al caldo all’insegna del blu e della biodiversità.

Numerosi i relitti, che si raggiungono con immersioni non troppo impegnative,  ormai diventati dimora di miriadi di pesci e coralli. Uno di questi è l’MS Rhone, all’interno dell’unico Parco Nazionale Marino delle Isole Vergini Britanniche, che si estende da Lee Bay, su Salt Island fino a Dead Chest Island. Si tratta della Royal Mail Steamer, nave battente bandiera britannica, che affondò durante una tempesta del 1867. Il relitto  si è inabissato in acque tra 9 e 30 metri di profondità. L’ancora invece si è staccata al largo di Great Harbour. Gran parte del relitto è ancora intatta e visibile, come alcune componenti della plancia di comando, il motore a vapore e l’elica.

Imperdibile anche l’esplorazione delle acque dell’isola “formosa”, la Virgin Gorda che Cristoforo Colombo battezzò così perché sottile all’estremità e tondeggiante al centro. Sul fondale dell’isola, situata a nord est delle isole, giace il Chikuzen, una nave frigorifera di 246 metri costruita in Giappone e che faceva parte della flotta da pesca a St Maarten. Generalmente qui è possibile avvistare una fauna che comprende banchi di barracuda, caranghi, dentici, razze, aquile di mare e cernie. Il fondale ha una profondità che va dai 12 ai 23 metri ma, essendo impegnativo a causa di onde irregolari, è raccomandabile esplorarlo in compagnia di istruttori esperti.

Tappa d’obbligo poi è Cooper Island che ospita, a una profondità tra 18 e 27 metri, un triplice relitto, dimora preferita delle murene, la Marie L, una nave da carico affondata a fine secolo scorso, il Pat, un rimorchiatore naufragato pochi anni dopo e che attualmente è appoggiato sopra Marie L, e la Beata, affondata nel 2001.

Questi sono solo alcuni dei siti più affascinanti dove praticare diving perché le Isole Vergini Britanniche (BVI) offrono una ricca varietà di esperienze acquatiche su tutto l’arcipelago. Chi non riesce a stare lontano dall’acqua, infatti, trova numerosissime iniziative per trascorrere intere giornate praticando snorkeling, surf, kitesurf e windsurf.

Queste isole caraibiche fanno parte delle Piccole Antille,  l’arcipelago conta circa 60 isole compresi gli isolotti minori: le più grandi e note sono Tortola, Virgin Gorda, Anegada e Jost Van Dyke.

Natale in crociera:

9 giorni/7 notti a partire da €1.900,  Validità: fino al 28/12/2014,

La quota non comprende:
Volo di linea Air France in partenza da Milano per San Martin A/R, a partire da 800 euro, Volo interno da San Martin a Tortola A/R, circa 310 euro tasse aeroportuali incluse, Tasse di soggiorno, di approdo, diritti doganali e portuali, trasferimenti dall’aeroporto al porto di Tortola: 200 euro circa da corrispondere in loco, Bevande alcoliche, Quota gestione pratica, include assicurazione annullamento

Per informazioni e prenotazioni: www.nbts.itinfo@nbts.it – tel. 011 051957

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In Cechia tra misteriosi torri di arenaria

Una vacanza green, in una regione inedita del Nord della Repubblica Ceca, quella di Adršpach-Teplice: passeggiate, arrampicate, percorsi in mountain bike, tra misteriose torri di arenaria.

Nel Nord della  Repubblica Ceca la natura ha prodotto,  nel corso dei millenni, creature misteriose. Le chiamano “città rocciose”, in realtà sono capolavori di madre natura dall’atmosfera magica: torri  di arenaria scolpite dal vento e dalle intemperie. Veri e propri monumenti sotto il cielo,  in un territorio inedito, poco conosciuto, ideale per una vacanza dal taglio decisamente green.

Il sito principale, il più vasto e selvaggio non solo di Cechia ma dell’intera Europa centrale, è quello di Adršpašsko-teplické skály, nella regione di Hradec Kralove. Ancora tutta da conoscere per i viaggiatori italiani, è apprezzata meta del turismo ceco e mitteleuropeo fin dal XVIII secolo. Proprio a quell’epoca vengono scoperte alcune delle più insolite e sorprendenti formazioni rocciose di quest’area naturale che un tempo era il fondo di un oceano, ribattezzate, per via delle immagini che evocano: l’Elmo del cavaliere, gli Amanti e la Piazza degli elefanti. E poi ci sono il Sindaco e la Sindachessa, il Nido delle Aquile, il Ponte del Diavolo, il Dente

Ad Adršpach completano l’affascinante paesaggio di  picchi, canyon e torri di pietra, altri gioielli naturali come  la Grande Cascata, con il suo spumeggiante e poderoso salto di 16 metri, oppure il laghetto di roccia, da esplorare in barca o in zattera.

Un susseguirsi di sorprese, una sfida per i trekker e per gli sportivi più allenati, cui sono dedicati percorsi di varia difficoltà che sconfinano addirittura nella vicina Polonia, ma anche una meta imprescindibile per famiglie con bambini e anche i nonni. I numerosi sentieri che attraversano la zona non sono infatti impegnativi, facilitati da scalette, ponti, passerelle e gallerie. Le guide locali, poi, propongono tour a misura di bambino, arricchiti di nozioni geologiche e scientifiche ma anche di aneddoti e storielle divertenti. Se amate pedalare nel verde, una pista ciclabile di 20 chilometri e di media difficoltà invita a scoprire sulle due ruote queste fiabesche architetture d’arenaria. Il consiglio per chi non soffre di vertigini, comunque, è di ammirare la città di roccia dall’alto, in tutta la sua selvaggia bellezza, grazie a voli panoramici, e di provare a scalarne i picchi più irti con speciali corsi di arrampicata.

info: www.czechtourism.com www.adrspach.com

Per dormire e mangiare nei pressi del parco naturale: www.hotel-adrspach.cz

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Trekking a Vulcano

Alle Eolie, puntando la sveglia prima dell’alba, si può raggiungere a piedi la cima di Vulcano, dove  Efesto, il dio del fuoco, anticamente aveva ambientato le sue attrezzatissime fucine. Qui forgiava e arroventava, tra i tanti metalli, anche i fulmini scagliati da Zeus. Oggi con un’escursione notturna si può raggiungere la sua sommità del cratere in tempo per gustarsi l’alba che illumina cale, insenature e incredibili sabbie nere dall’origine vulcanica. Il riverbero dei raggi anima le pietre laviche facendole somigliare a preziosi e luccicanti cristalli. Le emozioni proseguono percorrendo la strada asfaltata che costeggia la parte nord est della penisoletta di Vulcanello: raggiunta “la Valle dei Mostri”, formatasi con le ultime eruzioni del 1888, si possono ammirare rocce vulcaniche sulle quali la continua erosione provocata da mare, vento e intemperie, ha generato figure grottesche e spaventose simili a mostri, belve feroci e figure inquietanti.

Raggiungibile solo con piccole imbarcazioni è invece la grotta del Cavallo, conosciuta anche come grotta dell’Eremita: una meraviglia di gallerie, saloni, pozzi, laghetti, stalattiti e stalagmiti.

A pochi passi dal mare, affacciato sulla splendida baia di Ponente, l’Hotel Les Sables Noirs riprende il nome dal suggestivo colore della riva. Considerato uno degli alberghi più prestigiosi dell’arcipelago eoliano, combina perfettamente le bellezze naturalistiche con lo stile e i servizi di un ambiente di classe.

Info: Hotel Les Sables Noirs, Porto Di Ponente, Vulcano, Isole Eolie, Tel. 090 9850 www.hotelvulcanosicily.com

 

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Missione Bolivia

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Culla della biodiversità, ricca di ambienti naturali eterogenei che vanno dalle Ande fino alla foresta amazzonica, la Bolivia e i suoi abitanti sono pronti per stupirci.

Quel poco che in genere si conosce della Bolivia riguarda le sue caratteristiche peggiori: tra i  maggiori produttori di cocaina, eserciti privati al soldo dei commercianti di droga, guerriglia e colpi di stato, un’inflazione del 35.000 % annuo, il 70 % della popolazione costretta a vivere sotto la soglia di povertà nonostante ingenti risorse minerali come stagno, argento e gas.  Per scoprire invece i numerosi aspetti positivi di questa nazione, tra le più isolate del Sud America,  incuneata senza sbocchi al mare tra Cile, Perù, Brasile, Paraguay e Argentina, bisogna visitarla di persona, scoprendo come si tratti in realtà di uno dei paesi più pacifici, sicuri e accoglienti del continente.

La prima cosa a colpire è la grande variabilità ambientale e climatica, che spazia dalle cime della Cordigliera delle Ande ad oltre 6.000 metri di altezza, fino alle giungle tropicali, agli acquitrini e alle savane della regione amazzonica e del Pantanal, con ben un quinto del territorio protetto sotto forma di parchi e riserve naturali e una delle maggiori biodiversità del pianeta. La popolazione di questo Tibet americano è tra le più pure e incontaminate del continente e nelle vene dei due gruppi autoctoni scorre ancora sangue amerindo, così come all’epoca incaica risalgono molti usi e tradizioni degli indios, compresi i coloratissimi abiti di lana. Un paio di secoli fa la superficie della Bolivia era oltre il triplo dell’attuale, ma una serie sciagurata di guerre con i vicini ne ha ridotto di parecchio i confini, facendole perdere anche lo sbocco sul Pacifico.  Ad attirare i pochi turisti sono gli estremi habitat geografici e naturalistici, i siti archeologici incas e preincaici, le eleganti architetture coloniali e barocche di alcune città, le belle missioni gesuite che rimandano al film The Mission, i colorati mercati, le genuine feste popolari e le lagune d’alta quota abitate da colonie di fenicotteri rosa. La Bolivia vanta poi alcuni primati: la città più alta del mondo, Potosì a 4.100 m, la capitale più alta, La Paz a 3.627, lo skilift più alto a Chacaltaya, il condor andino come maggior rapace, la maggior foresta tropicale secca della terra, il Salar di Uyuni con centomila chilometri quadrati come maggior distesa di sale del mondo (incluso dalle prestigiose Rough Guides inglesi tra le 25 meraviglie del mondo) e anche il deserto salato più alto, contenente la metà delle riserve di litio del pianeta,  e il Titicaca al confine con il Perù, il lago sacro degli Inca, come lago navigabile più alto della terra.

L’operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi”  nel proprio catalogo “Alla scoperta dell’insolito” propone in Bolivia un originale itinerario di 17 giorni che si sviluppa dalle foreste tropicali del sud-est fino ai deserti salati e ai laghi andini. L’itinerario parte da Santa Cruz, raggiunta in volo dall’Italia, importante centro agricolo e maggior città della Bolivia, situata al punto di contatto tra la foresta pluviale amazzonica, gli altipiani centrali e le aride pianure del Chaco. Meritevoli di visita nei dintorni San Javez, la più antica delle missioni gesuite, la cui chiesa offre affreschi e altari decorati d’oro, e la cattedrale di Conception interamente di legno e protetta dall’Unesco. In volo ci si trasferisce a Sucre, negli altipiani centrali, elegante città coloniale con splendidi palazzi e chiese barocche anch’essa protetta dall’Unesco. Si parte quindi per Tarabuco, sede del più bel mercato indio, per raggiungere in serata Potosì, la più alta città della terra a 4.100 m, che nel 1700 fu anche la città più ricca del sudamerica grazie alla presenza della maggior miniera d’argento, ricchezza che si riflette ancora oggi nei suoi edifici coloniali. Gli ultimi giorni trascorrono in pieno habitat andino tra laghi salati, lagune, cactus centenari e branchi di lama e vigogne a 4-4.500 m di quota in una delle regioni più remote e isolate del paese, visitando la stupenda Laguna Colorada color rosso vivo con i suoi fenicotteri rosa, altri laghi con fenicotteri andini, i monumenti funerari di una misteriosa civiltà preincaica, la maggior miniera d’argento del continente a San Cristobal e infine il Salar di Uyuni, il maggior deserto di sale al mondo, grande tre volte la Valle d’Aosta e con uno spessore da 2 a 10 m, che si rivela in tutta la sua maestosa bellezza e in un clima surreale. Infine si raggiunge La Paz, la più alta capitale del mondo, bella città andina dominata dal vulcano Illimani, per visitare il centro cerimoniale di Tiahuanaco, sito archeologico tra i più importanti del sudamerica risalente al 700 a.C.

Info: I Viaggi di Maurizio Levi – tel. 02 34 93 45 28, www.viaggilevi.com

Partenze individuali settimanali da luglio a settembre e di gruppo il 5 agosto 2014 con voli di linea Lufthansa da Milano; la quota da 3.970 euro comprende voli, percorso in minibus e fuoristrada con guida italiana, alloggio in hotel e rifugi con mezza pensione in doppia.

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Ucraina mon amour

di Andrea Foschi

Sono stato in Ucraina qualche anno fa, prima dello scoppio di questo brutale conflitto tra l’est e l’ovest del paese.  Fu un viaggio dettato da pura curiosità per una terra che non conoscevo ma che in qualche modo mi attirava. Il mio aereo atterrò a Leopoli (Lvov), nell’ovest, in un aeroporto dal curioso stile neoclassico.

Un ricordo, il mio, che è anche un messaggio di speranza, fuori da ogni retorica, perché si possa presto tornare in quel paese con l’idea di fare semplicemente del turismo culturale.

Circondato da quartieri in stile sovietico non proprio ineccepibili stilisticamente (alti condomini di cemento), il centro della città è al contrario una vera perla di storia e di fine architettura (patrimonio mondiale Unesco), con un’atmosfera decisamente mitteleuropea. Leopoli, non lontana dal confine polacco, in qualche modo ricorda Cracovia, anche se non pochi sono i tratti distintivi. Da sempre rivaleggia con la capitale Kiev grazie alle sue tante attrazioni culturali: monumenti, teatri, musei,  gallerie d’arte e gli edifici storici di varie epoche.

Il centro della città è la piazza del  mercato, circondata da splendidi edifici rinascimentali tra cui la Cernaja Kamenica e la Casa Kornjaktaora, oggi museo storico.

Ricordo di essere salito sul punto più alto di Leopoli: la Collina del Castello (Zamkova Hora), per scattare le foto sulla città e comprenderne  la sua struttura urbanistica.

Ho a lungo camminato nell’ampia piazza Ploshcha Rynok una delle piazze meglio conservata di tutta l’Ucraina con palazzi tra lo stile barocco e quello rinascimentale. I ricchi mercanti locali infatti non esitarono a commissionare ai migliori artigiani e artisti dell’epoca la costruzione delle loro case. Un edificio conserva ancora il leone di San Marco: i mercanti e i diplomatici della Serenissima evidentemente anche qui hanno lasciato un segno.

Di fronte, all’angolo sud-occidentale della piazza si trova uno dei migliori edifici gotici della città, la  Cattedrale Cattolica Romana del XIV secolo. Al suo interno, la  Cappella Boyim contiene alcune delle più belle incisioni in pietra di Leopoli. Altri monumenti di pregio in città sono: la Cattedrale Armena, la Chiesa dei Bernardini e la Chiesa dei Gesuiti (di origine rinascimentale).

Non mi sono perso  il museo di arte ucraina, con icone dei secoli XIV-XVII e dipinti moderni, il museo nazionale e  il museo farmaceutico. Una delle attività principali di questa città fu infatti quella di produrre e commerciare medicinali: la prima farmacia, ancora visitabile, risale al 1879 e si trova a lato del  Museo Apteka che conserva esempi di attrezzature farmaceutiche antiche.

Ho visitato uno dei tanti mercati (Krakivsky) dove si assapora la tradizione e lo stile di vita ucraino in qualche modo ancora legato alle ancestrali tradizioni agricole. Tra i colori verdi e rosa delle pareti del mercato coperto ho faticosamente cercato di parlare con le tante babushke che vendono verdure in salamoia, patate, legumi, miele, fiori e pesce sotto sale.  Spesso la comunicazione si limitò ad uno sguardo ricambiato da un lieve accenno di sorriso.

Ma la storia di Leopoli non si può ignorare per comprendere lo spirito di questa citta. Fu fondata nel 1256 dal principe di  Halicz Daniele Romanovic, che le diede il nome del figlio Lev. Distrutta più volte da diverse invasioni, come quella dei mongoli, fu ricostruita dal re di Polonia che la annesse nel del 1349, la fortificò e le concesse ampia autonomia finanziaria.

Leopoli, da sempre centro dell’irredentismo nazionale, contesa da varie nazioni, è stato spesso un luogo di campi di battaglia e di sofferenze. Forse deriva proprio dal  passato tormentato il suo cosmopolitismo. Dopo essere stata invasa in tempi diversi da mongoli, austriaci, svedesi e tedeschi, nell’ultimo secolo i russi la presero per la prima volta nell’agosto 1914, nella prima battaglia di Leopoli, poi venne conquistata nel 1915 dall’esercito austriaco. Alla fine della Prima Guerra Mondiale, dopo la guerra polacco-sovietica del 1920, la città venne poi assorbita dalla Polonia.

Leopoli è legata anche al triste ricorso della shoah. Prima della seconda guerra mondiale, la città possedeva la terza maggior popolazione ebraica di Polonia che raggiunse gli oltre 200.000 ebrei.  I tedeschi insieme ai collaborazionisti locali organizzarono dei massicci pogrom.

Durante il primo pogrom, durato quattro settimane, dalla fine di giugno al luglio del 1941, circa 4.000 ebrei vennero uccisi. Il 25 luglio di quell’anno venne effettuato un secondo pogrom, detto de “I giorni di Petliura“, a seguito dell’omicidio del leader ucraino Symon Petliur. Circa 2.000 ebrei persero la vita, in maggioranza uccisi in gruppi a colpi di arma da fuoco da civili collaborazionisti dopo essere stati costretti a marciare fino al cimitero ebraico o alla prigione di Lunecki.

I pogrom, le difficili condizioni nel ghetto e la deportazione verso i campi di sterminio, incluso il locale “campo di lavoro” di Janowski, portarono alla quasi completa distruzione della popolazione ebrea. Nel1944, quando i russi rientrarono in possesso di Leopoli, solo 250 ebrei erano ancora in vita. Il cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal è stato  dei più famosi sopravvissuti ebrei di Leopoli.

Dopo la guerra ci fu la lunga stagione nell’Urss. Il nazionalismo ucraino risorse alla fine degli anni ‘80 e dopo il crollo del muro di Berlino nell’agosto del 1991 l’Ucraina e Leopoli ottennero l’indipendenza.

L’attualità ci dice però che la storia tormentata di questa terra, purtroppo, non è finita qui…

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Kamnik, Slovenia slow

Kamnik, a 25 Km da Lubiana,  è una rilassante cittadina slovena dolcemente adagiata nella piana di Bistrica, tra le regioni di Gorenjska e Štajerska. Abbracciata dai monti, la città è sorta lungo gli speroni meridionali delle Alpi di Kamnik-Savinja.

Nel periodo medievale, Kamnik era un prosperoso centro commerciale con la propria zecca. La città ospitava residenze di nobili famiglie europee. L’incredibile architettura, il patrimonio sacrale e le numerose leggende testimoniano ancora oggi questo celebre passato. La più famosa è la leggenda dell’incantata contessa Veronika, metà ragazza e metà serpente, che conservava il segreto tesoro di Mali grad (Castel minore).

Sul versante della vicina montagna Velika Planina troneggia la chiesa di Sveti Primož (San Primo), famosa per i ben conservati affreschi rinascimentali.

L’antica città rifiorì appena alla fine dell’Ottocento, diventando il punto d’incontro degli amanti della natura e dell’alpinismo, luogo di partenza per moltissime escursioni e trekking.

La parte più bella della città è sicuramente il centro storico con le tipiche viuzze, addobbate dalle facciate delle case in stile medievale e barocco. Dal colle cittadino, il castello Mali grad si affaccia sul le vie del centro. Tra i monumenti storici della città spiccano oltre ail castello di Stari grad, in parte in rovina, il castello Zaprice, adibito a museo, la collezione privata di Sadnikar e il Monastero francescano con una ricca collezione d’antichi libri e la Cappella del Santo Sepolcro di Plečnik.

Il percorso lungo il ruscello Kamniška Bistrica conduce all’arboreto Volčji potok, ricco di piccoli laghi nel parco in stile barocco. Si passeggia tra le svariate piantagioni di fiori e oltre 3000 varietà d’alberi e cespugli da tutto il mondo. Ad est di Kamnik s’estende la valle Tuhinjska dolina, lunga ben 25 km. Alle sorgenti delle acque curative sono sorte le Terme Snovik.

A nord di Kamnik si trova Kamniška Bistrica, in mezzo alla natura davvero intatta che attira escursionisti, alpinisti, cacciatori e pescatori. Tra le vette di Kamnik, la più visitata è Velika Planina. L’altipiano, raggiungibile in funivia, d’estate offre il piacere delle passeggiate con l’opportunità di conoscere la vita dei malgari. E’ uno degli alpeggi più antichi d’Europa, disseminato di centinaia di baite in legno dalla pianta circolare in parte ancora abitate dai malgari, dove si produce il trnic, un formaggio di latte di vaccino acido, senza siero, che prende la forma di cipolla, una volta stagionato e modellato da un attrezzo particolare chiamato pisava.

D’inverno, Velika planina è un rinomato centro sciistico.

Info: TIC Kamnik

Glavni trg 2 – +386 1 831 82 50 info@kamnik.si

www.kamnik-tourism.si  www.slovenia.info

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Polinesia easy

Centinaia di isole incantate distribuite in 5 arcipelaghi nell’Oceano Pacifico a formare la Polinesia francese nei suoi 4.167 km² di estensione. Un viaggio, quello proposto da Eden Viaggi, visitando le isole icona della Polinesia Tahiti, Moorea e Bora Bora – a contatto con paradisi da sogno e distanti da ritmi di vita e abitudini frenetiche. Tahiti con capitale Papeete, cuore pulsante della vita polinesiana, Moorea, l’isola verde e lussureggiante e, per terminare il tour  l’isola Bora Bora con le sue acque cristalline. Una buona occasione per un viaggio dall’altra parte del mondo ad un prezzo contenuto. Esiste la possibilità di estendere il tour toccando anche Taha’a con una lieve modifica del prezzo preventivato.

Tour di 8 giorni con partenze giornaliere

Marzo a partire da 2.315 euro – da aprile a maggio a partire da 2.379 euro – da giugno ad agosto a partire da 2.647 euro

Trattandosi di un viaggio individuale, le partenze sono giornaliere e gli itinerari possono essere modificati, creando così un viaggio si misura.

Per informazioni: www.edenviaggi.it e nelle migliori agenzie di viaggi

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Oetztal: Soelden e dintorni

Ice Q restaurant

Era il 1991 quando una coppia di turisti di Norimberga scovarono tra il ghiaccio, per puro caso, ai confini tra Italia e Austria, i resti di un uomo mummificato. Era un pastore  di 3300 anni fa vissuto nel periodo dell’eta del rame, che morì in quel luogo trafitto alla schiena da una freccia partita da un gruppo rivale.

Siamo tornati in quei luoghi per scoprire le bellezze e le attrazioni che questa valle offre, a oltre 20 anni dalla scoperta dell’uomo di Oetz o di Similaun, ai turisti di questo nuovo secolo.

Sölden la capitale dell’Oetztal, circondata da 250 cime di oltre tremila metri,  è una metà per tanti: sciatori, amanti dell’après ski, pattinatori, fondisti, snowboarder, escursionisti con racchette da neve e alpinisti. Qui le attività invernali partono presto. La nota località alpina ogni anno ospita ad ottobre il celebre appuntamento internazionale dell’ AUDI FIS Alpine Ski World Cup sul ghiacciaio di Rettenbach. Poi da metà novembre fino al primo di maggio le oltre 150 chilometri della località accolgono tutti gli appassionati di sci, non solo i campioni,  in strutture ed impianti di risalita modernissimi. Non a caso Sölden è stata scelta dalla squadra statunitense di sci  (Body Miller e compagni…) come località ideale per allenarsi prima dell’inizio della Coppa del Mondo.

All’area sciistica di Sölden a metà della valle di Oetz si aggiungono l’area dell’Obergurgl-Hochgurgl più a nord e la  regione sciistica di Hochoetz ad inizio valle.
Il rinomato Hotel Das Central  Alpine è il luogo ideale per soggionare da queste parti. La struttura alberghiera a  5 stelle, associata alla prestigiosa associazione Best Wellness Hotels Austria, coniuga un garbato lusso alla calda ospitalità tirolese. Il grande centro SPA, concepito  secondo i principi feng shui, è uno dei punti di forza dell’hotel.  Il centro dispone di svariate saune, bagni a vapore, whirlpools e aree relax. Dall’estate 2013 il centro wellness si è arricchito di una nuova sauna panoramica costruita in legno di cirmolo, una sauna alle erbe alpine, un nuovo hamam e una grotta del sale a raggi infrarossi. Tra i must del Das Central la cucina gourmet di Gottfried Prantl, considerato uno tra i migliori chef d’Austria premiato con il  “Toque d’Honneur”, il riconoscimento permanente Gault Millau. Il Sommelier dell’Hotel Martin Sperdin può disporre  di una cantina con oltre 30.000 etichette, una vero giacimento ricco di soprese anche per gli esperti. La scelta spazia dai forti austriaci alle etichette delle migliori cantine di tutto il mondo, invecchiati da 1 a 5 anni. Non è un caso che Il Central organizzi anche quest’anno in aprile l’evento “Wein am Berg” (il vino in vetta), un omaggio  all’arte vinicola a 3.000 metri di altitudine con degustazioni presenziate dai titolari dell’hotel assieme al sommelier.

Da non perdere a oltre tremila metri d’altezza, sulla montagna del Gaislachkogl, il nuovo ristorante Ice-Q. Una struttura di vetro e acciaio che si staglia con eleganza dal bianco della neve  che ospita un ristorante d’alta quota dove degustare il meglio dei prodotti del territorio alpino accompagnati dai migliori vini austriaci e internazionali. All’interno di Ice-Q è stata realizzata una speciale cantina dove in botti di legno si affina il Pinot 3000, una cuvée di pinot nero creata dall’unione di tre vitigni provenienti da Italia, Austria e Germania.

Längenfeld si trova nel centro della valle di Oetz, paradiso per gli  appassionati di sci di fondo fondisti ospita il celebre ” Aqua Dome” uno dei più moderni centri termali e di benessere in Europa. Non lontano da qui si trova il museo archeologico a cielo aperto della dedicato alla mummia di Oetz dove è stato ricostruito un villaggio di 3000 anni fa.

I villaggi in tipico stile tirolese di Sautens, Haiming- Ochsengarten e Oetz si trovano  all’ingresso della valle, qui si possono organizzare gite in carrozza a cavallo sulla neve ed escursioni in slittino o racchette da neve.

Info: www.oetztal.comwww.central-soelden.atwww.aqua-dome.at

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Vacanze con charme nei masi altoatesini

La vacanza diversamente lussuosa e alternativa? Lontano dal caos in un maso altoatesino in appartamenti arredati con materiali naturali. Al maso Gallo Rosso Tiefentalhof a Tesido/ Monguelfo, in Val Pusteria, il lusso è ammirare dozzina di cime dolomitiche, circondati da un’atmosfera idilliaca. Il maso, situato vicino a Plan de Corones, è permeato da un alone del fascino antico, rivisitato in chiave moderna. La colazione è servita nella tipica stube, con tanti prodotti freschi e il pane biologico, consegnato di prima mattina dal fornaio. La sera, su richiesta, la famiglia contadina organizza speciali serate culinarie tipiche altoatesine, per assaporare il territorio da tutti i punti di vista. Nelle vicinanze del maso si trova anche un impianto sciistico con scuola sci per famiglie. E se le giornate sulle piste sono troppo brevi, a Tesido c’è un’offerta particolare: la sciata notturna sulla pista illuminata del Guggenberg. L‘area vacanze Val Casies-Monguelfo-Tesido fa parte del più grande carosello di sci da fondo d‘Europa – il DolomitiNordicSki. L‘ampia, soleggiata vallata della Val Casies è adatta per praticare lo sci da fondo, con oltre 40 km di piste.

Via dalla folla anche al maso Gallo Rosso Huberhof di Villandro, dotato di appartamenti nuovi, costruiti in maniera tradizionale ma secondo i criteri dell’edilizia biologica. Al maso, situato a 880 m di altitudine si possono affittare gratuitamente slittini, racchette da neve e sci di fondo. I contadini organizzano escursioni guidate e preparano merende gourmet, con marmellate di mele, pere, albicocche, ribes, more, lamponi, prugne, mirtilli rossi. Al maso si possono trovare succhi e sciroppi tra cui quello di olivello spinoso o di sambuco, succo di mela, lampone e ribes. Ma è il pane, la vera specialità del maso: si può assistere alla sua preparazione che avviene utilizzando solo farine di farro biologico, segale, orzo, avena e miglio; viene poi arricchito con vari tipi di frutta secca (mele, prugne, pere): una base deliziosa per la colazione. Nelle immediate vicinanze del maso si estende uno degli alpeggi d’alta quota più vasti e affascinanti di tutta Europa: la rinomata Alpe di Villandro, che si è conquistata la meritata fama di autentico paradiso dell’escursionismo e dello sci di fondo.

Al maso Gallo Rosso Grossploner a Luson, in posizione tranquilla ed isolata, il lusso è una manciata di vita contadina, nel vero senso della parola. Gli ospiti infatti possono collaborare al maso e svolgere alcune mansioni per vivere l’esperienza del contatto diretto con la natura e partecipare, con mano, ai lavori quotidiani. I contadini preparano il cestino della colazione, ricco di prodotti freschi, provenienti dal maso. La stufa a legna, presente in uno dei due appartamenti, rende l’atmosfera ancora più accogliente. Al maso, ci si diverte anche impastando il pane: insieme ai contadini si impara a impastare le diverse farine e a cuocere nel forno a legna le diverse pagnotte.

Info e prenotazioni:

Gallo Rosso Tel. 0471-999308 – www.gallorosso.it

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