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Sawday’s, special places to stay in Italy

“Sawday’s, special places to stay in Italy” è una guida, ma anche un prezioso strumento per trovare luoghi e dimore speciali in Italia. Gli inglesi che da secoli apprezzano la nostra penisola e le sue bellezze hanno selezionato e concentrato in questa guida: appartamenti da affittare, alberghi in palazzi d’epoca, case di charme e agriturismi. Tutto nel rispetto dei seguenti parametri: fascino, cura e buon rapporto qualità/prezzo.

La guida è in inglese. Ogni pagina descrive una dimora con un testo descrittivo, qualche immagini, prezzi, ubicazione, indirizzo. Nella guida si svela la passione, spesso di carattere familiare, che emerge nella gestione e conduzione dei luoghi descritti. Sono rappresentate tutte le regioni italiane con localizzazione su carta geografica delle dimore recensite.

La guida si acquista su Amazon, Waterstones e WHSmith. È disponibile in tutte le principali librerie inglesi e, a breve, anche in Italia.

www.sawdays.co.uk/bookshop/italy/it/
specialplaces@sawdays.co.uk

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Hotel bio a Milano

Parlare di chilometro zero e biologico riferendosi a un hotel di Milano può sembrare strano. Invece, da poche settimane, ha aperto i battenti in città un piccolo albergo, il cui nome è Biocity Hotel.

La recente ristrutturazione con materiali ecologici ha ridato nuova vitaalla villa originale degli anni’20, e anche la conduzione segue la logica
del “bio”: detergenti ecocompatibili, zero emissioni e risparmio energetico certificato e, dulcis in fundo, la colazione nella bellissima terrazza con materie prime biologiche e a km zero. Le riprese fotografiche di Biocity Hotel ne seguiranno passo passo la crescita;
i primi scatti sono già visibili sul sito.

La spiaggia di Saint Louis

Mi sveglio all’alba, con un’energia fuori dal comune. I tanti racconti sulla spiaggia di Saint Louis mi danno una forza che a quest’ora, in altri luoghi, non avrei. Varco il portoncino del mio albergo colorato e vado verso il mare. Stride la calma di queste ore paragonata al tramonto, quando questa bella cittadina in stile coloniale ferve di attività.

Saint Louis fu fondata dai francesi alla fine del Seicento e fu il centro della tratta degli schiavi e del commercio della gomma. Le architetture confermano l’importanza che ebbe in passato questa città del Nord del Senegal, capitale dal 1872 al 1895 di tutta l’Africa occidentale francese.

Nel silenzio dell’alba mi avvicino al ponte di ferro che scavalca il fiume Senegal per raggiungere quel lungo e stretto lembo di città che si affaccia sull’oceano. Da questa immensa lingua di sabbia che ho davanti a me, negli anni, sono partite decine di imbarcazioni cariche di migranti verso le Canarie.

Un uomo scruta il mare pregando, forse ricorda le tragedie di chi ha sfidato quelle acque in cerca di riscatto. Sull’orizzonte navigano i grandi pescherecci delle multinazionali che rubano sardine, ricciole e orate  agli umili pescatori locali che ogni notte remano al largo su semplici piroghe colorate stracariche di reti.

Mi avvicino a un gruppo di persone. Sento la forza impetuosa della corrente sui piedi; per nulla al mondo mi perderei la scena: si scarica il pesce da una barca appena planata sul bagnasciuga; s’inizia a mercanteggiare; le donne affumicano e salano le sardine su impalcature di legno; i carretti trainati da spossati cavalli trasportano cernie, ricciole e piccoli squali verso i camion-frigoriferi che partono per le città dell’interno e per la capitale.

Ovunque, anche oggi, e anche nell’entroterra, si prepara il cebu-jen, piatto nazionale che spesso, quando il bottino è abbondante,  è a base di pesce.

Cerco di usare con discrezione la mia macchina fotografica per fissare l’incredibile vitalità di questa spiaggia. Ci sono ragazzi che giocano a pallone, anziani che discutono, bambini che si nascondono e donne che trasportano sulla testa ogni genere di mercanzia.

I pellicani frugano tra spazzatura e macerie. La luce sta diventando troppo intensa e anche il caldo si fa soffocante, torno in centro con addosso la malinconia della magia di un’alba che si è consumata troppo in fretta.

Andrea Foschi

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